10 aprile

Estratto del libro di Ludovica Iaccino,  10 aprile 1994, il silenzio di Nyamata.

Immaginate quattordici colline ricoperte da una lunga distesa di polvere rossa; colline dove il cielo abbraccia tappeti di papiri e bananeti, foreste di eucalipti, piantagioni di caffè e sorgo e, ovunque, un’enormità di fiori.

Immaginate il vociare di donne dai vestiti multicolori, danze attorno ai fuochi, l’allegria esplosiva dei matrimoni, ragazzini che giocano a calcio, pescatori che affumicano sulla brace i loro pesci per venderli al mercato; le risate dei bambini, migliaia di biciclette, suore africane che ridono insieme a suore europee.

E ora immaginate vetri rotti, corpi maciullati, mutilati, seviziati, crani di bambini spaccati, donne stuprate senza più braccia o gambe o viso, case che vanno a fuoco, machete, fucili, granate, bastoni, urli d’odio e di dolore, pietà negata, traffici di soldi, violenza, indifferenza di Dio. Ora che l’avete immaginato, provate a infilarlo in una chiesa dalle pareti completamente imbrattate di sangue e avrete ottenuto solo un decimo di quanto avvenuto in Ruanda.

Ma forse è troppo presto per capire l’enormità di quanto scritto, quindi, per adesso, concentratevi su una piccola casa di mattoni e fango e sul sonno profondo di una ragazza: Caritas Kagera, lunghi capelli arruffati sul viso e la coperta di lana tirata fin sopra la testa.

Un rumore esterno disturbò i suoi sogni; socchiuse gli occhi e vide che era ancora buio, il latrato di un cane la svegliò definitivamente.

“E’ già ora di alzarsi?” chiese suo fratello Andrè con voce assonnata.

“No Dédé” rispose lei con un sorriso “Torna a dormire, è presto.”

Anche la piccola Claire dormiva profondamente mentre, tra le mani, stringeva una bambola che le avevano regalato i missionari qualche anno prima.

Caritas decise di alzarsi ma faticò ad abbandonare il tepore del letto, indossò in fretta il suo pagne arancione, un maglione di lana e un paio di sandali; raccolse i folti capelli in una lunga coda, si gettò una coperta sulle spalle per ripararsi dal gelo notturno e uscì fuori di casa.

Sua madre stava accendendo il fuoco.

“Buon giorno” disse Caritas coprendosi uno sbadiglio con la mano; si sedette nel cortile di terra battuta e sbadigliò ancora.

L’aria fredda era ancora carica degli odori della cena della sera prima; attorno alle case si aggiravano cani randagi alla ricerca di cibo.

Caritas alzò lo sguardo per osservare il cielo ancora nero e colmo di stelle: la totale assenza di nuvole lasciava intuire che neanche quel giorno avrebbe piovuto; i fagioli e il sorgo coltivati nel terreno familiare ne avrebbero risentito.

“Neanche oggi pioverà”disse.

Sua madre guardò prima lei, poi il cielo, poi sospirò; Nyamata era una terra molto arida e poco fertile a causa della scarsa presenza d’acqua. Quando arrivava l’Itumba, la stagione piovosa, era una festa per tutto il villaggio: iniziava il periodo di prosperità.

Le due donne sentirono un rumore e si voltarono: nonna Isis era la terza a svegliarsi; si lasciò cadere su una sedia e invitò Caritas a sedersi tra le sue gambe.

Caritas ubbidì; ogni mattina sua nonna le spazzolava i lunghi capelli neri.

Yolande porse a entrambe una scodella di latte caldo.

Lentamente, uno dopo l’altro, si accesero i fuochi negli altri cortili; il villaggio assopito riprendeva vita.

Caritas guardò la grande e diafana luna che, di lì a poco, si sarebbe nascosta dietro le colline per lasciare posto al sole.

Si stiracchiò e sbadigliò ancora una volta…

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guarda il video

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Francia, cade il segreto di stato sul genocidio in Ruanda: cosa successe nel 1994

Hollande fa cadere il segreto di stato sull’uccisione di 800 mila ruandesi. Chi aiutò il massacro?

Nella settimana in cui cade il ventunesimo anniversario del genocidio del Ruanda, il Presidente della Repubblica francese François Hollande ha deciso di declassificare le informazioni relative al coinvolgimento francese della tragedia africana. Secondo fonti francesi, il segretario generale Jean Pierre Jouyet, ha firmato l’atto e tutte le informazioni sul Ruanda dal 1990 al 1995 sono ora disponibili negli archivi di stato francesi.

Il ruolo di Francia e Belgio

La Francia e il Belgio sono ritenuti tra i principali responsabili ideologici della mattanza dei Tutsi. Si calcola che dal 6 aprile del 1994 e per cento giorni furono uccisi più di 800 mila persone tra i Tutsi e dei giovani Hutu.

Il salvataggio degli europei: l’operazione turquoise

Il 22 giugno Francia e Belgio e Gran Bretagna con L’operazione, chiamata turquoise, decisero di intervenire in Ruanda, ma  si pensa solo per riportare a casa i propri concittadini e i membri dell’Onu. In quel frangente tutta l’Europa si girò dall’altra parte. Molti dei documenti francesi su cui è caduto il segreto di stato, aiuteranno a far capire se in tutta questa triste pagine di storia africana ci sia il sostegno di Parigi e degli altri paesi interessati.

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Ecco qualche estratto del libro : Il silenzio di Nyamata 10, aprile 1994 (versione italiana e inglese)

…Caritas Kagera, aveva lunghi capelli arruffati sul viso e la coperta di lana tirata fin sopra la testa.

Un rumore esterno disturbò i suoi sogni; socchiuse gli occhi e vide che era ancora buio, il latrato di un cane la svegliò definitivamente.

“E’ già ora di alzarsi?” chiese suo fratello Andrè con voce assonnata.

“No Dédé” rispose lei con un sorriso “Torna a dormire, è presto.”

Anche la piccola Claire dormiva profondamente mentre, tra le mani, stringeva una bambola che le avevano regalato i missionari qualche anno prima.

Caritas decise di alzarsi ma faticò ad abbandonare il tepore del letto, indossò in fretta il suo pagne arancione (tessuto rettangolare usato per coprire le gambe) un maglione di lana e un paio di sandali; raccolse i folti capelli in una lunga coda, si gettò una coperta sulle spalle per ripararsi dal gelo notturno e uscì fuori di casa.

Sua madre stava accendendo il fuoco.

“Buon giorno” disse Caritas coprendosi uno sbadiglio con la mano; si sedette nel cortile di terra battuta e sbadigliò ancora.

L’aria fredda era ancora carica degli odori della cena della sera prima; attorno alle case si aggiravano cani randagi alla ricerca di cibo.

Caritas alzò lo sguardo per osservare il cielo ancora nero e colmo di stelle: la totale assenza di nuvole lasciava intuire che neanche quel giorno avrebbe piovuto; i fagioli e il sorgo coltivati nel terreno familiare ne avrebbero risentito.

“Neanche oggi pioverà”disse.

Sua madre guardò prima lei, poi il cielo, poi sospirò; Nyamata era una terra molto arida e poco fertile a causa della scarsa presenza d’acqua. Quando arrivava l’Itumba, la stagione piovosa, era una festa per tutto il villaggio: iniziava il periodo di prosperità.

Le due donne sentirono un rumore e si voltarono: nonna Isis era la terza a svegliarsi; si lasciò cadere su una sedia e invitò Caritas a sedersi tra le sue gambe.

Caritas ubbidì; ogni mattina sua nonna le spazzolava i lunghi capelli neri.

Yolande porse a entrambe una scodella di latte caldo.

Lentamente, uno dopo l’altro, si accesero i fuochi negli altri cortili; il villaggio assopito riprendeva vita.

Caritas guardò la grande e diafana luna che, di lì a poco, si sarebbe nascosta dietro le colline per lasciare posto al sole.

Si stiracchiò e sbadigliò ancora una volta.

“Hai dei capelli bellissimi e agli uomini piacciono i capelli lunghi” le disse sua nonna.

“Non sarebbe meglio che li tagliasse?” si intromise Yolande seccata “Ogni volta che lava i capelli, invece di aiutarmi a lavorare, passa più di un’ora sotto il sole per asciugarli.”

“Non è colpa mia!” ribatté Caritas, sua madre aveva sempre da ridire sui suoi capelli.

“Caritas devi trovarti un marito” continuò nonna Isis.

“Ma io non voglio un marito, sono ancora piccola.”

Sua nonna sospirò, “Alla tua età ero già sposata e incinta di tua madre.”

“Mamma” disse Yolande sospirando “Non metterle in testa strane idee, Caritas ci serve ancora qualche anno qui in casa, deve darci una mano.”

“Stai tranquilla mamma, non me ne andrò così presto.”

“Sei una ragazza tanto bella” sospirò nonna Isis “Hai tanti pretendenti, potresti scegliere quello che ti piace di più. Non tutte le ragazze sono tanto fortunate.”

“Sarà bella anche fra qualche anno” replicò Yolande mentre in una pentola riscaldava l’acqua per lavarsi.

“Io non voglio sposarmi ora. Non ho neanche un fidanzato!”

Yolande entrò in casa scuotendo la testa, Caritas la seguì per prendere due taniche di plastica; quando uscì, si aggiunse alle due donne che stavano sbucciando delle patate.

Nonna Isis canticchiava una canzone d’amore e dondolava la testa al ritmo delle parole.

“Caritas, quando torni devi lavare i vestiti di tuo padre, bisogna avere l’abito buono per andare in Chiesa”

“Sì mamma”

“Ricordati di cucire i calzini di tuo fratello e poi devi rifare l’orlo della gonna di Claire, l’ha strappato a scuola….quella bambina è troppo agitata”

“È agitata perché è una bambina” intervenne nonna Isis, ma Yolande non le diede ascolto e continuò: “Caritas devi anche comprare un po’ di sapone e un po’ di carne.”

Georges Kagera, il padre di Caritas, uscì fuori di casa sbadigliando, salutò le donne e si sedette davanti l’uscio accendendosi una sigaretta.

“Prendi un po’ di latte invece di fumare” disse sua moglie indicando un piatto.

Georges si strinse nelle spalle “Non ho fame, ho voglia di fumare.”

Quando Caritas vide alcune donne avviarsi verso il bosco posò il coltello e si alzò, salutò la sua famiglia e, con fare silenzioso e assonnato, si diresse verso la fonte di vita dell’intero villaggio: il Rwakibirizi, un ruscello d’acqua che sgorgava da una falda sotterranea ed era il motivo di ritrovo di un’immensa folla di donne e ragazze che, con una tanica sulla testa e una in mano, assediavano la fonte per rifornire d’acqua le proprie abitazioni.

Caritas adorava andare alla fonte perché si divertiva e l’atmosfera era piacevole.

Mentre camminava, immergendosi nel buio precedente l’alba, il gran vociare di chi la circondava le impediva di pensare tranquillamente; intonò allora una vecchia canzone che le aveva insegnato sua nonna quando era piccola.

Mentre attraversava le paludi sentì in lontananza i fischi dei talapoin, piccole scimmie acrobate che abitavano tra i canneti.

L’odore fetido dell’umidità fu presto sostituito dal delicato profumo dei fiori bianchi e delle ninfee.

Caritas sentì i fruscii silenziosi dei sitatunga che si aggiravano tra gli alberi circostanti.

I sitatunga erano le antilopi acquatiche che in caso di pericolo si nascondevano nell’acqua per ore.

“Caritas ho una notizia da darti! Sono fidanzata!” disse Lisa saltellandole intorno.

“Ancora?” chiese Caritas sbalordita “Ho perso il conto delle volte che ho sentito questa frase!”

“Non essere sciocca”

“Ragazze!” Dietro di loro Pierre le stava raggiungendo in bicicletta.

Si fermarono per aspettarlo.

“Non dire nulla davanti a mio fratello.”

Caritas annuì; Pierre era il fratello di Lisa, aveva sedici anni ed era un ragazzo gentile e sempre disponibile.

“Ciao Pierrot come stai?”

“Sto bene e tu piccola ?”

“Molto bene grazie”

“Vi accompagno alla fonte?” chiese con un largo sorriso.

“Va bene” rispose Lisa baciandolo sulla fronte.

Lisa aveva vent’anni e voleva molto bene a suo fratello, l’aveva cresciuto lei mentre la loro madre lavorava nei campi; il loro rapporto era speciale, a volte magico: ogni cosa Pierre pensasse, Lisa la diceva ad alta voce. Si capivano semplicemente con lo sguardo; si potevano definire due amanti molto affiatati, se solo non avessero avuto lo stesso sangue. Il loro rapporto si era intensificato con la morte del padre Charles-Louis, lo zio di Caritas, in un tragico incidente.

Le due ragazze rimasero in silenzio; accanto a loro si sedette una signora anziana che con un fazzoletto bianco si asciugava il sudore del viso, arrossato dalla fatica:

“Cosa faremmo se non ci fosse quest’acqua?” chiese. Caritas le sorrise teneramente, poi si offrì di aiutarla a risalire il pendio.

La donna le rivolse uno sguardo colmo di gratitudine, “Sei davvero gentile.”

“Questa ragazza è la gioia della nostra vita” disse Lisa e tirò un buffetto affettuoso sulla guancia di Caritas.

Mentre Lisa aiutava l’anziana donna, urlò a Caritas di riempire anche le sue taniche.

Caritas sbuffò. Quel lavoro era abbastanza faticoso, anche se con il tempo si finiva per farci l’abitudine.

Ogni tanto doveva fermarsi per scostare le foglie delle Umunyeganyege, una varietà di palma, che impedivano il riempimento dei bidoni.

Caritas si passò il dorso della mano sulla fronte per asciugarsi un rivolo di sudore che le imperlava la fronte, l’immancabile parlantina delle donne finiva spesso per stordirla.

Alzò distrattamente lo sguardo.

Poco distante, un ragazzo la stava osservando.

Anche lei si soffermò a guardarlo, poi abbassò la testa timidamente.

Dopo qualche attimo posò di nuovo gli occhi su di lui, cercò di capire se l’avesse già visto da qualche parte, ma scartò presto questa ipotesi: lo avrebbe sicuramente ricordato.

Il ragazzo si chinò per sollevare il bidone ormai traboccante d’acqua.

Quando levò nuovamente il capo, nell’attimo in cui i loro sguardi s’incontrarono, Caritas avvertì qualcosa muoversi dentro il suo corpo.

Si posò una mano sul ventre e capì che non era lo stimolo della fame, ma qualcos’altro.

Qualcos’altro.

La prima a distogliere lo sguardo fu lei, incapace di resistere alla morsa che le serrava lo stomaco.

Mentre sollevò la tanica fuori dall’acqua, si accorse che le sue mani tremavano.

Sicuramente ha più di venti anni.

Si guardò intorno per vedere se qualcuno avesse notato il loro scambio di sguardi, ma tutti erano intenti ad attingere l’acqua, parlare e ridere, nessuno si era accorto di ciò che stava succedendo.

Forse mi ha scambiata per un’altra persona.

Caritas prese l’ultima tanica e la immerse nell’acqua; alzò di nuovo la testa e si chiese dove fosse Lisa.

Sentiva che lui la stava ancora guardando.

Perché continua a fissarmi?

Quando lo vide incamminarsi verso di lei, iniziò ad agitarsi, si guardò attorno alla ricerca di Lisa.

Il ragazzo era vicinissimo ora, solo qualche metro li separava.

“Caritas!” Pierre le posò una mano sulla spalla.

Il misterioso ragazzo allora si fermò all’istante e guardarsi intorno indietreggiò.

“Che c’è?”chiese lei bruscamente.

“Ti devo aiutare?”

“Sì, Lisa è sparita.”

Mentre Pierre si dava da fare, Caritas alzò lo sguardo, ma il ragazzo era svanito nel nulla.

“Dov’è andata Lisa? Mia sorella è proprio stupida, meno male che ci sono io qui ad aiutarti.”

Caritas non aveva sentito una sola parola, prese le sue taniche e lanciò un ultimo sguardo intorno a sé.

“Andiamo” disse Pierre impaziente.

“Cosa?”

“Sbrighiamoci, troveremo Lisa in cima”

“Lisa?” rispose Caritas come se sentisse quel nome per la prima volta.

iecoAfrica Press

The silence of Nyamata , 10 April 1994

iecoAfrica Press

January.27,2015 

Photograph: The silence of Nyamata , 10 April 1994 book cover. Photo credit: Ludovica Iaccino

Through the story of Caritas, a beautiful Tutsi girl, and her life in the village of Nyamata, the author Ludovica Iaccino a reporter for International Business Times, leads the readers through the events that culminated in the 1994 Rwandan genocide. Conducting extensive research in order to collect facts and shed light on one of the worst massacres of modern history, her passion for reporting about Africa, with a focus on human rights in lived through this book, of truth and fictional romantic twists.

Ludovica tells iEcoAfrica:

I was about 18 when I started writing this book and what prompted me to embark on this adventure, was the fact that I had been completely unaware of the Rwandan genocide, until stumbling on an internet page. I soon realised that like me, many others also did not know about it.

This genocide is one of the worst massacres to occur in modern history and one of the most underreported. For this reason, I felt the urge to let the world know and speak for those who cannot reach western media.

The character of Caritas is completely fictional, I tried to imagine a normal girl who discovers love for the first time. I tried to create characters who could perfectly fit in any scenario and the more their stories intertwine and progress, the more the genocide threatens their lives.

Even if only one person completely unaware of the genocide happens to read my book, then I can consider my job done. The main aim of this story is to teach others that genocides still occur and they all deserve the same attention.

I hope people can understand the immensity of what happened, I hope they can realise how much people suffered, I also hope readers will keep Caritas in their hearts forever and look at life in a different way, because one day, maybe, we could be in the same situation as her. However, the story will not continue as the end I chose for the book was, according to my opinion, perfect.

Here is the link to preview and purchase the book

By iEcoAfrica Edit

Alcyone pubblica il suo primo libro in inglese: 10th April 1994 The silence of Nyamata

Potete comprare la versione in italiano aspettando l’uscita in inglese.

Una grigia luce spenta, impregnata di nebbia e silenzio, avvolgeva il villaggio infondendo uno strano presagio. Non ci furono canti quel mattino e Caritas non danzò mentre andava alla fonte. I bambini, impauriti, restavano attaccati ai pagne delle madri. “Cosa stava succedendo?” – Confermiamo la notizia di questo mattino. Il presidente Hutu Habyarimana e quello burundese Cyprien Ntaryamira sono morti, vittime di un attentato”. Attraverso la storia di Caritas, una splendida ragazza Tutsi, della sua vita nel villaggio e del suo primo amore, l’autrice, racconta l’atroce genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994. Ludovica Iaccino ha impiengato più di 5 anni per documentarsi e raccontare questo terribile avvenimento affrontando svariati argomenti quali la religione, la morte, l’odio etnico e l’amore. Un libro, che farà arrabbiare e indignare chi ancora non sa cosa successe quel 10 aprile del 1994. Purtroppo ci sono date che non possono essere dimenticate.

The dawn arrived quietly.
The sun, just risen, shone uncertainly on the hill.
A dull grey light, impregnated with mist and silence, greeted Caritas when she opened her eyes.
A gloomy atmosphere had brought a strange sense of foreboding throughout the village.
There were no chants at the spring that morning and Caritas did not dance on her way to collect the water.
Fearful children held on to their mothers’ pagnes while the women filled the canisters in silence and returned to their homes straightaway.
On her return home, Caritas was surprised not to find her mother and grandmother outside preparing lunch.
Instead she saw her father who was waving to her to hurry up.
“What’s happening?” she asked, in alarm.
“Shh!” said her mother and then looked at the radio, waiting for the broadcast to start.
“We confirm this morning’s news. Our Hutu president Habyarimana and Burundi’s President Cyprien Ntaryamira are dead,” a voice said.
That bitter surprise hurt more than a cold grip around Caritas’ heart.
Through the story of Caritas, a beautiful Tutsi girl, and her life in the village of Nyamata, the author leads the readers through the events that culminated in the 1994 Rwandan genocide.
Ludovica Iaccino conducted extensive research in order to collect facts and shed light on one of the worst massacres of modern history.

L’altra faccia dell’Africa…

Il mio pensiero, banale ma inevitabile…

L’Africa, un paese meraviglioso! Ricco di magia, immagini indimenticabili…

Il suo popolo: tanta sofferenza, troppa, anche per le persone più forti:   malattie, guerre, fame, immigrazione, contagi, violenza.

Quante immagini tristi e quanta speranza nei loro occhi. Nonostante ci siano importanti organizzazioni al lavoro,  volontari che dedicano la propria vita, l’Africa fa sempre parlare di se. Lo so benissimo, il mio è un pensiero banale,  senza scopo, però non riesco a non pensarci. Oggi si parla di Ebola , che lo vogliamo o no, fa paura. Non pensiamo al film  “Virus letale” con Dustin Hoffman (con tanto di  lieto fine), pensiamo invece alla vera e triste realtà ,se non trovano un rimedio, quanta gente ancora dovrà morire?  Buone notizie, l’infermiera spagnola è guarita…prime speranze, ma siamo troppo lontani dal lieto fine dei film americano. E il virus sta facendo, ancora una volta, delle stragi su questo paese.

Per non dimenticare il  giorno 10 Aprile  del 1994.  Dettato dall’odio, dall’ignoranza dell’uomo, non era un virus, ma si comportava come tale, uccidendo degli innocenti senza guardare in faccia nessuno.

10 Aprile 1994, Il silenzio di Nyamata

10 aprile 1994…
Una grigia luce spenta, impregnata di nebbia e silenzio, avvolgeva il villaggio infondendo uno strano presagio.
Non ci furono canti quel mattino e Caritas non danzò mentre andava alla fonte.
I bambini, impauriti, restavano attaccati ai pagne delle madri.
“Cosa stava succedendo?”
-Confermiamo la notizia di questo mattino. Il presidente Hutu Habyarimana e quello burundese Cyprien Ntaryamira sono morti, vittime di un attentato…-

Quell’amara sorpresa fu una morsa gelida al cuore…

Attraverso la storia di Caritas, una splendida ragazza Tutsi, della sua vita nel villaggio e del suo primo amore, l’autrice, racconta l’atroce genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994.
Ludovica Iaccino ha impiegato più di 5 anni per documentarsi e raccontare questo terribile avvenimento affrontando svariati argomenti quali la religione, la morte, l’odio etnico e l’amore.
Un libro, che farà arrabbiare e indignare chi ancora non sa cosa successe quel 10 aprile del 1994.

http://www.ibs.it/ebook/Iaccino-Ludovica/10-aprile-199/9788895071374.html